A fianco del marito Giulio Contaldi, Carla Contaldi ha visto crescere con successo la Ing. Enea ʹ227, dall’affermazione sul territorio italiano ’e貹ԲDzԱ sui mercati esteri.
Carla Contaldi è stata la compagna di vita privata e professionale dell’uomo che ha fatto grande la ʹ227 nel mondo, mantenendo comunque uno stretto rapporto con la storica sede di Vimodrone e i suoi dipendenti. Insieme, i coniugi Contaldi hanno trasmesso la passione per questa azienda ai figli, che ora la guidano nel segno della continuità familiare.
Dagli anni ‘60 in poi, Lei ha ricoperto in ʹ227 cariche di grande responsabilità: cosa ha significato essere ai vertici in un momento storico in cui il lavoro femminile era poco considerato? Come ha conciliato l’essere donna, madre e imprenditrice?
Ho iniziato a lavorare alla Ing. Enea ʹ227 nel reparto commerciale e fin da subito sono stata affiancata alla signora Sandra Bruni ʹ227 che, rimasta vedova, ha dovuto rientrare in azienda per portare avanti il lavoro iniziato dal marito. Per me Sandra ʹ227 con il suo coraggio, incarna l’ideale di donna lavoratrice. Siamo entrate subito in sintonia e abbiamo creato un rapporto di stima reciproca, al punto che spesso mi chiedeva consigli e affidava compiti su aspetti commerciali che andavano oltre le mie mansioni.
Nel 1962 la OMIC acquisisce la Ing. Enea ʹ227 ed entra in scena Giulio Contaldi…
Giulio aveva ereditato un’azienda di famiglia, che commercializzava motori diesel per motocompressori che aveva ottimi rapporti internazionali, specie nel Regno Unito, ed era fornitrice della ʹ227.
Ancora una volta, la signora ʹ227 è stata lungimirante, riconoscendo in lui la persona a cui affidare le redini del lavoro iniziato dal marito nel 1919, con l’unico onere di mantenere la denominazione storica di “Ing. Enea ʹ227”. Giulio, da uomo e imprenditore capace e intuitivo, ha subito visto nella tecnologia a palette il futuro dei compressori. Inoltre, io stessa ero molto legata alla Ing. Enea ʹ227 e gli ho trasmesso la mia passione per il prodotto e l’azienda, rafforzando le sue convinzioni.
Lei ha vissuto in prima persona i rapporti con clienti e distributori: quanto è importante tessere relazioni dirette e come le ha viste cambiare nel tempo?
Con l’aumento della concorrenza e l’avvento di internet il rapporto dell’azienda con i propri clienti e distributori si è necessariamente evoluto, passando da legami a volte anche molto stretti e diretti a nuove relazioni commerciali più veloci e immediate. Con mio marito ho viaggiato in tutto il mondo per conoscere in prima persona chi sceglieva i compressori ʹ227 e soddisfare al meglio le loro necessità; oggi le nuove tecnologie offrono molte opportunità e sono cambiate le dinamiche di vendita: è giusto prendere quindi atto del cambiamento e adeguarsi, per restare al passo con i tempi.
Come è stato guidare l’azienda al fianco di Giulio Contaldi?
Mi piace sottolineare che non sono io ad aver guidato l’azienda accanto a mio marito, ma è stato lui a guidare il Gruppo con successo e io l’ho sempre sostenuto. Giulio è stato un vero imprenditore italiano, determinato e appassionato, che ha creduto in un prodotto innovativo all’epoca ancora poco noto, e l’ha fatto diventare grande nel mondo. Abbiamo lavorato fianco a fianco per oltre quarant’anni, condividendo non solo la vita privata: ogni mattina programmavamo la giornata di lavoro, ma ero io a vietargli di parlarne a pranzo con gli altri dirigenti e a cena in famiglia, perché per Giulio la ʹ227 era tutto.
Ora il testimone dell’azienda è passato ai suoi figli Giulio Silvia: quale è il suo augurio per il futuro?
Mi auguro che la ʹ227 continui il suo percorso di successo nel segno della famiglia Contaldi almeno per i prossimi 100 anni. Uno dei miei nipotini ha già dichiarato che un giorno lavorerà in ʹ227. E, devo confessarlo, mi sono davvero emozionata.
Tratto dall'edizione del Vane Magazine 14, marzo 2019